Dopo il famoso caso del "talidomite", un farmaco nato come antinausea in gravidanza, che negli anni 70 provocò la nascita di moltissimi bambini senza braccia, la comunità scientifica ha stabilito delle regole rigidissime per la sperimentazione.
Una di queste riguarda l'uso compassionevole del farmaco sperimentale.
Il termine "uso compassionevole" può far pensare ad un uso destinato esclusivamente a malati in fase terminale.
In realtà il farmaco sperimentale può essere utile in casi particolari e selezionati, da malati che non rientrano nella sperimentazione in atto ma che possono trarre giovamento da questa somministrazione.
La procedura per ottenere questi farmaci è complessa: il medico curante deve inviare una richiesta alla casa farmaceutica che sta procedendo alla sperimentazione (che deve essere arrivata in fase 3) la quale provvederà all'inoltro del quantitativo necessario, previo nulla osta dell'ospedale (comitato etico) e consenso informato del paziente.
Il farmaco deve essere già stato inserito in un elenco apposito dall'AIFA (Agenzia Italiana FArmaci), e l'azienda farmaceutica deve dare l'assenso in quanto la fornitura potrebbe incidere a livello di costi e di tempi di produzione relativamente alla sperimentazione in atto. Il ministero della Salute ha però predisposto un fondo per coprire questi eventuali costi.
Fonte. AIRC (www.airc.it)