Seno, riduzione della mortalità con tamoxifene per dieci anni
I risultati di uno studio su donne con carcinoma mammario ER positivo indicano che prolungando la cura diminuisce il rischio di recidiva e aumenta la sopravvivenza
CHIETI - Continuare ad assumere tamoxifene fino a dieci anni dall’intervento chirurgico per il tumore al seno sembra diminuire il rischio di recidiva e aumentare la sopravvivenza. È il risultato dello studio internazionale ATLAS (Adjuvant Tamoxifen Longer Against Shorter) pubblicato sull’autorevole rivista medica internazionale The Lancet. La parte italiana dello studio è stata coordinata dal Laboratorio di Epidemiologia del diabete e delle malattie croniche del Consorzio Mario Negri Sud di Santa Maria Imbaro (Chieti), sotto la guida del ricercatore Antonio Nicolucci.
CAMBIO DI ROTTA? - Il carcinoma della mammella è la prima causa di morte per tumore in Italia, con 11.693 decessi registrati nel 2008 pari al 16,3 per cento dei decessi per tumore e 47.154 casi registrati. «Questo lavoro dimostra l’importanza delle sperimentazioni cliniche - spiega Antonio Nicolucci -. Lo studio ATLAS è il frutto di una collaborazione tra Paesi di Europa, Asia, America, Africa, Australia, coordinati dall’Università di Oxford. I risultati ottenuti potrebbero portare a un cambiamento importante nella pratica clinica per la cura del tumore al seno, modificando la terapia standard e passando così a 10 anni di trattamento anziché cinque per le pazienti con tumori trattabili con tamoxifene». Le pazienti arruolate nello studio ATLAS in Italia sono state 292 e i risultati hanno evidenziato che «nel caso di tumori al seno positivi per i recettori degli estrogeni (ER positivi), il tipo più comune di carcinoma mammario, proseguire la terapia con il farmaco tamoxifene per dieci anni dopo l’intervento, invece dei canonici cinque, riduce ulteriormente la mortalità per tumore della mammella, soprattutto dopo 10 anni dall’intervento chirurgico».
LO STUDIO - La ricerca si è concentrata su 6.847 donne che avevano già portato a termine una terapia di cinque anni con tamoxifene e che presentavano un tumore ER positivo (la forma di neoplasia su cui ha maggiore effetto il farmaco). Le partecipanti sono state divise in due gruppi: una metà ha proseguito la terapia per altri cinque anni, l’altra ha smesso di assumere il farmaco, fungendo così da gruppo di controllo. Lo studio indica che continuare la terapia fino a 10 anni riduce il tasso di recidive e la mortalità per tumore della mammella rispetto al trattamento di 5 anni. I risultati della nuova ricerca dimostrano inoltre che a 15 anni dalla rimozione del tumore, la probabilità di recidive nelle pazienti trattate per 10 anni con tamoxifene cala al 21,4 per cento, contro il 25,1 per cento del gruppo di controllo, mentre la mortalità per tumore della mammella arriva al 12,2 per cento, contro il 15 per cento. Gli effetti collaterali sono stati analizzati su un gruppo più ampio di pazienti (12.894 donne) e il rischio più significativo è un aumento delle probabilità di sviluppare un carcinoma endometriale (un tipo di tumore dell’utero) nelle pazienti in post-menopausa. Un tumore che porta a un aumento della mortalità dello 0,2 per cento, di molto inferiore quindi ai benefici di una terapia prolungata.
Fonte: ARTICOLO TRATTO DAL CORRIERE DELLA SERA - SALUTE - SPORTELLO CANCRO (Fonte Agi)
27 dicembre 2012