Circa un terzo delle donne con tumore al seno in stadio iniziale sono destinate a sviluppare una forma di tumore avanzato. Le metastasi colpiscono in prevalenza le ossa (ca il 75%), ma anche fegato, polmoni e altri organi.
In particolare la forma di cancro al seno più diffusa, quello ormonosensibile, predispone più delle altre allo sviluppo di metastasi a livello osseo.
La presenza di metastasi nelle ossa può portare a complicanze scheletriche con compromissione della qualità della vita.
Da alcuni anni vi sono però a disposizione farmaci efficaci nel ritardare il progresso della malattia, e nuove scoperte provengono dalla ricerca incessante sul tumore.
I farmaci usati da diversi anni sono i difosfonati o bifosfonati:
Da Wikipedia:
....sono una classe di farmaci in grado di inibire il riassorbimento osseo. Il nome di tale gruppo deriva dai due gruppi fosfonati che li caratterizzano a livello molecolare.
I bifosfonati vengono utilizzati per il trattamento dell’osteoporosi, dell’osteite deformante (malattia ossea di Paget), delle metastasi ossee (in presenza o meno d’ipercalcemia), del mieloma multiplo e di tutte le altre condizioni che possono indurre fragilità ossea. Trovano, in effetti, un ruolo importante nel prevenire l’osteoporosi indotta da un uso cronico di corticosteroidi.
L'esatto meccanismo d'azione dei bifosfonati è ancora sotto studio nei laboratori di ricerca, ma alcuni dettagli molecolari sono stati delucidati.
I bifosfonati appaiono in grado di aumentare la densità ossea tramite l'inibizione dell'azione degli osteoclasti, principale bersaglio di tali farmaci. In seguito all'attivazione dell'osteoclasto e alla conseguente dissoluzione dell'idrossiapatite, si determina la liberazione dei bifosfonati precedentemente "seppelliti" nella matrice ossea e legati ai sali di calcio dell'osso. Una volta liberato dalla matrice ossea, il farmaco viene a contatto con gli osteoclasti di cui inibisce l'azione. (http://it.wikipedia.org/wiki/Bifosfonati)
Ai difosfonati si è recentemente aggiunto un anticorpo monoclonale, il denosumab, che può limitare ulteriormente l’incidenza delle complicanze scheletriche e rimandarne la comparsa.
Inoltre sono in arrivo in Italia una serie di nuovi farmaci mirati che colpiscono solo alcuni recettori cellulari specifici, che sono alla base dello sviluppo e della crescita di alcuni tipi di tumore. Questi farmaci dovrebbero avere un’ottima tollerabilità, perché intaccano solo in misura minima le cellule sane.
Sono terapie che hanno già concluso la fase di sperimentazione e che sono già adottati negli USA e anche in alcuni paesi europei. Entro il 2013 ne sono previsti 9, e altri 4 entro il 2014.
Non sono farmaci miracolosi, ma in grado di rallentare in maniera significativa la progressione della malattia. L’unico problema è che saranno prodotti molto costosi, in quanto i farmaci di questo tipo che sono già in commercio (chiamati “farmaci intelligenti”) hanno costi che possono arrivare anche ai 60mila euro mensili.
Riporto alcune informazioni sul farmaco che ci interessa di più:
Everolimus, che sarà messo in commercio da Novartis con il nome commerciale di Afinitor, nato per il trattamento dei tumori neuroendocrini di origine pancreatica. Verrà immesso anche in Italia per il trattamento di recidive o metastasi dei tumori al seno in donne in post-menopausa, e che non abbiano avuto benefici dal trattamento con inibitori dell’aromatasi (anastrozolo o arimidex, e exemestane o aromasin).
Afinitor è ancora in fase di sperimentazione per la cura del tumore al seno metastatico tipo Her2+ e Her2-, la sperimentazione dovrebbe concludersi quest’anno.
Per approfondimenti: http://www.repubblica.it/salute/2013/01/15/news/le_nuove_cure_per_i_tumori_ecco_i_farmaci_che_aiutano_a_vivere-50594978/
Da pharmastar, 24 maggio 2013:
I risultati di studio di Fase III condotto in donne con carcinoma mammario avanzato HER2 positivo (HER2 +) hanno mostrato che everolimus in combinazione con trastuzumab e vinorelbina hanno significativamente esteso la sopravvivenza libera da progressione (PFS) dopo una precedente terapia rispetto al trattamento con placebo associato a trastuzumab e vinorelbina, centrando l’endpoint primario dello studio [1].
I dati di efficacia e sicurezza dello studio BOLERO-3 (Breast cancer trial of Oral EveROlimus-3) sono stati valutati come parte di un'analisi prospettivamente pianificata. Questi risultati saranno presentati il 2 giugno presso l'American Society of Clinical Oncology (ASCO) Annual Meeting a Chicago, Illinois [2], nonché presso i futuri congressi medici, e condivisi con le autorità di regolamentazione di tutto il mondo.
Everolimus agisce sulla via PI3K/AKT/mTOR, che viene iperattivata in molti tipi di tumori [3]. mTOR è un’importante proteina di regolazione della divisione cellulare, della crescita dei vasi sanguigni e del metabolismo cellulare [4]. I dati confermano che bloccando la proteina mTOR si massimizza il beneficio dei trattamenti esistenti per il cancro al seno avanzato [4].