Tumori, nuova ipotesi sulla cura dal premio Nobel James Watson
Gli antiossidanti? Per i tumori in stato avanzato favoriscono la progressione, e non la prevenzione, della malattia. Rivoluzionaria teoria del premio Nobel per la medicina James Watson. Il biologo statunitense, ultraottantenne, pubblica una nuova ipotesi che può essere la chiave di volta per una cura contro il cancro. Le terapie seguite finora? "In alcuni casi sono dannose". Poi chiede con forza: "Acceleriamo lo sviluppo di farmaci antimetastasi". E avverte: "Se non siamo in grado di trovare un modo di ridurre i livelli di antiossidanti, fra 10 anni i tumori all’ultimo stadio saranno incurabili come oggi”.
Lo studio di Watson sta facendo molto rumore. Si tratta solo dell'ultima ricerca del premio Nobel, pubblicata su "Open Biology" (rivista specializzata della Great Britain's Royal Society), che a soli 34 anni vinse il riconoscimento per aver svelato la struttura della molecola del Dna e aperto la strada alle scoperte più sensazionali sul genoma.
“Anche se la mortalità per molti tipi di cancro è in calo, la statistica che pesa di più è quella che ci dice che molti tumori epiteliali e di fatto tutti quelli mesenchimali rimangono in gran parte incurabili”, esordisce lo scienziato che nel nuovo lavoro si concentra proprio sui tumori metastatici in fase avanzata. Al centro della sua tesi un gruppo di molecole chiamate ‘specie reattive dell’ossigeno’ (Ros). Watson, riferendosi alla ‘doppia faccia’ di queste molecole le definisce una “forza positiva per la vita”, per via del loro ruolo nell’apoptosi (programma interno che le cellule sotto forte stress usano per suicidarsi), uno dei meccanismi chiave sorti nel corso dell’evoluzione per eliminare una disfunzione biologica che rappresenta una minaccia per la sopravvivenza dell’organismo.
Ma dall’altro lato, le specie reattive dell’ossigeno, spiega il Nobel, sono ben note per la loro “abilità nel danneggiare irreversibilmente proteine chiave e molecole degli acidi nucleici (Dna ed Rna)”. Quando non sono necessarie per frenare cellule imprevedibili e fuori controllo, le Ros sono costantemente neutralizzate da proteine antiossidanti.
Il Nobel, che qualche anno fa finì sotto i riflettori per le sue affermazioni sulla presunta superiorità intellettiva dei bianchi rispetto ai neri, spiega che la capacità di uccidere le cellule che caratterizza le terapie anticancro usate correntemente (sia radiazioni che agenti chemioterapici tossici) è principalmente basata sull’azione delle Ros nell’indurre apoptosi cellulare. E la difficoltà di rispondere ai trattamenti osservata in certi tipi di tumore, potrebbe essere dovuta alla presenza di alti livelli di antiossidanti che distruggono le Ros suggerisce lo scienziato. Una possibile svolta per la cura dei mali incurabili.
Fonte: ARTICOLO DEL 09/01/2013 TRATTO DAL CORRIERE DELLA SERA - SALUTE - SPORTELLO CANCRO